Incipit
Uno dei capolavori del regista ungherese Béla Tarr, Le armonie di Werckmeister è un'opera straziante che mette in mostra con un'enorme potente la disperazione universale dell'uomo causata dall'abbrutimento e la sopraffazione.
Ambientato in un paesino ungherese, il film ha come protagonista il postino János che assiste, impotente, al disfacimento dello stato civile e ad un'ondata di immotivata violenza causata dagli abitanti del posto.
Tarr conduce Le armonie di Werckmeister attraverso l'usuale ricorso al bianco e nero e alla tecnica del piano sequenza.
Tratto da "Melancolia della resistenza", romanzo di László Krasznahorkai, anche sceneggiatore, come di consueto da Perdizione in poi, questo titolo incentrato sulla permeabilità al male lavora, ancora una volta, sulle possibilità offerte dal tempo e dallo spazio: a livello formale, lo fa attraverso un linguaggio espressivo giunto alla sua perfezione, a livello contenutistico, invece, producendo una vicenda esemplare capace di racchiudere, per metafora, orrori passati da cui continua a mettere in guardia. Come ha dichiarato il regista, il film infatti "riguarda un conflitto eterno: la lotta secolare tra l'istinto barbarico e la civilizzazione; riguarda un processo storico che ha definito gli ultimi due secoli di tutta l'Europa Orientale".